Nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno, nell’Aula E5 del Campus Luigi Einaudi, si è tenuto l’incontro “Decrescita e sistemi agro-alimentari: analisi critiche e orizzonti trasformativi oltre il proprio orticello”, organizzato dal Food Studies Lab del Dipartimento di Culture, Politiche e Società di UniTo e da Benvenuti in Italia. L’obiettivo è stato quello di cercare di capire come superare la visione individuale e locale per affrontare le sfide strutturali del sistema agroalimentare contemporaneo, con gli strumenti della critica ecologica, della giustizia sociale e di un’idea di benessere svincolata dalla crescita economica infinita.
L’iniziativa ha raccolto interventi di studiose e studiosi provenienti da diverse istituzioni e contesti geografici, impegnati a costruire una lettura dei problemi legati al cibo, al lavoro agricolo e alla trasformazione dei sistemi alimentari globali.
Il primo a intervenire, dopo gli interventi introduttivi di Alessia Toldo e Karl Krähmer, è stato Pedro Navarro-Gambin (Pisa Agricultural Economics – Università di Pisa), che ha messo a fuoco il legame storico e strutturale tra capitalismo e sistemi agroalimentari. Attraverso i concetti di cheap food e food regimes, ha mostrato come il cibo “a basso costo” sia in realtà il prodotto di un sistema che esternalizza i costi su ambiente, salute e lavoro. In questa cornice, si dovrebbe pensare ad una riduzione dell’orario di lavoro/reddito di base universale per facilitare la transizione verso l’agroecologia, mentre la demercificazione del cibo potrebbe consentire una riduzione dell’orario di lavoro.
Ha proseguito Karl Krähmer ha invitato a interrogarsi su cosa cresca realmente all’interno dei sistemi alimentari e su come misurare questa “crescita”. Solo comprendendo a fondo la logica interna della crescita economica possiamo elaborare una critica efficace e una visione alternativa.
Donatella Gasparro (Scuola Normale Superiore / ICTA – UAB Barcellona) ha poi introdotto il concetto di decrescita agraria, ponendo l’accento sulla ruralità e sul lavoro di riproduzione socio-ecologica, spesso marginalizzato ma essenziale per la sostenibilità della vita e dei territori. Attraverso la lente dell’ecofemminismo materialista, ha proposto una lettura che decostruisce la gerarchia tra produzione e riproduzione, tra urbano e rurale, aprendo spazi per nuove pratiche e alleanze.
Poi, Isabella Giunta (Instituto de Altos Estudios Nacionales-IAEN) ha offerto uno sguardo sugli studi agrari critici, un campo che coniuga ricerca, impegno politico e pratiche dal basso. Dalla fine degli anni ’90, questo approccio ha preso il posto dei tradizionali studi contadini, con l’obiettivo di leggere in modo più ampio e articolato le dinamiche rurali, i conflitti e i processi di cambiamento agrario. Non è solo una disciplina accademica, ma una rete viva che collega studiosi, movimenti sociali, ONG e riviste come Journal of Peasant Studies e Journal of Agrarian Change.
A chiudere il ciclo di interventi è stata Verónica Soto Pimentel (FLACSO Argentina / Università di Torino), che ha portato un’esperienza concreta di transizione agroecologica: quella della Unión de Trabajadores de la Tierra (UTT) in Argentina. Un movimento che, con una forte organizzazione dal basso, promuove l’accesso alla terra, la sovranità alimentare e modelli di produzione che rifiutano la logica estrattivista dell’agrobusiness.
L’incontro si è concluso con uno spazio di discussione partecipata, che ha intrecciato riflessioni accademiche, esperienze territoriali e visioni trasformative. Il messaggio emerso è chiaro: ripensare il cibo è anche un modo per ripensare la società, e le strade verso un sistema agroalimentare giusto ed ecologico passano attraverso la rottura con le logiche della crescita a ogni costo.